domenica 15 giugno 2008

Il ruolo dell'umile

L’umile abbassa lo sguardo, sostiene l’avversario solo in campo, stringe la mano con cordialità alla fine della gara. La grinta la riserva al campo di gioco, il carattere è concentrato sull’obiettivo, non su stesso. L’umile ha una visione di sé forse troppo modesta. Abbiamo più volte scritto che l’outsider è un grande egocentrico. Ma umile che doti ha? L’amore per quello che fa. Viene donato allo sport, alla vita in campo, alla dedizione, all’allenamento. L’umile è il virtuoso. L’habitus della virtù gli calza a pennello. Non fatica a vedersi sottomettesso alle regole del gioco. Le conosce e le rispetta. Se le cambia? Era giusto così. Il cambio è uscito sul campo e viene dalla correttezza del gesto atletico, magari più potente, magari meglio calibrato. Mai scorretto. L’umile ha rispetto all’outsider una carta vincente paradossale: Si accontenta. Quindi digerisce meglio le sconfitte e sa farne tesoro per i momenti futuri. Quando vince? Dedica la vittoria a chi gli sta intorno e questo lo rende grande, più di qualsiasi campione del mondo.

(P.S. Ringrazio Gianluca Pantano, tennista lombardo, per avermi concesso un'intervista da cui è tratto questo articolo.)