lunedì 28 gennaio 2008

Lo sport è cultura?

Io credo di si. Lo sport educa alla cura di , del corpo e della mente. Permette di conoscere e gli altri, educa alla sfida, al confronto, al giudizio. Lo sport è rigore e disciplina, è linearità etica (stabilire uno scopo e perseguirlo). Lasciamo stare quello che succede nei nostri stadi, la mancanza di rispetto di ciascuno verso tutti. E' inciviltà che atavicamente caratterizza l'uomo e riemerge in momenti di crisi come il nostro e nello sport dove tutti ci si sente più liberi. Ma sarà vero? Non è che perdiamo di vista l'essenza dello sport perché ci concentriamo solo sul calcio? Perché lo riteniamo l'unico sport degno di nota? Cosa è rimasto di sportivo nel calcio? Le regole sulla carta, perché in campo si vede di tutto (spettacolo, insulti, ingiurie, balletti) ma non lo sport. Lo sport è altro, è la misura dell'uomo con se stesso visualizzata nella sfida che la caratterizza. Nel calcio la sfida dell'avversario sembra essere in secondo piano, la cura del come sportivo è seconda alla cura del in quanto vip. L'immagine della squadra atletica è seconda all'immagine della squadra mercato e quindi merce. Lo sport è cultura, il calcio è divenuto bestiale. Ritengo quasi alienante: non si sa più perché si gioca se non per guadagnare denaro e fama per e per la squadra. Il gioco non è questo, lo sport non è questo. Torniamo al tema: la cultura è arricchimento (ma non materiale - spirituale) e il vero sport lo è. Il calcio?

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Mi sento di commentare questo post in quanto pienamente d'accordo con le idee sostenute e sperimentatore diretto di come il calcio possa far degenerare lo sport riducendolo solamente ad un semplice mercato!!!
Lo sport è una cultura da difendere...
Per quanto mi riguarda è uno degli aspetti della vita che mi da più soddisfazione.
Porsi un obiettivo,cercare di raggiungerlo,superando le diffficoltà,non è solamente un splendida avventura,ma
un affascinante stile di vita.
Poco tempo fa ho abbandonato lo sport a livello agonistico(nonostante le soddisfazioni ottenute negli anni)per dedicarmi di più a me stesso e ai mie obiettivi.
Pur giocando a calcio in un categoria dilettantistica(Eccellenza Regionale),mi sono trovato di fronte ad un vero e proprio "mercato di persone".
Quando per problemi fisici ho iniziato a perdere le mie abilità atletiche e successivamente mentali(paure,nervosismo,noia) mi sono reso conto di quanto la mia persona fosse stimata solo in base al risultato,cioé di essere visto come una merce di scambio.
Credendo in valori come l'onestà,l'amicizia,il rispetto,ho deciso di abbandonare la mia passione perché,non essendo al 100% psico-fisicamente,avrei rischiato di rimanere influenzato da tale "politica dell'odio".
Credo nello sport,credo nei valori sportivi,credo nel senso della vita e per questo sono veramente amareggiato di quanto la cultura sportiva possa essere infangata da persone non competenti e menefreghiste...

P.S.
mi scuso per la lunghezza del post

leonardo 18

Cristina Finazzi Modalogia ha detto...

grazie per questo bel commento che viene da cuore. La riflessione prima che ho colto e che è anche nel mio saggio è che lo sportivo resta sempre e in primis una persona. Grazie davvero

mara ha detto...

Mi sono presa la libertà di citarla in un mio articolo che verrà pubblicato fra poco. Spero non le dispiaccia ma spero soprattutto di non aver sbagliato con la definizione "consulente di filosofia dello sport". :)

Mara Mennella