sabato 14 novembre 2009

La festa dello sport

Una sagra paesana prevalentemente estiva ci ricorda un connotato dello sport: l'aria di festa, la gioia che procura la passione. Lo sport è catartico come la tragedia greca e procura diletto come Le Olimpiadi ci insegnano. Eppure non basta una festa per capire questo. Abbisogniamo di una riflessione più profonda e dell'esempio straniero. Già, perché noi italiani, maestri di cultura, non siamo maestri di sport. Ma come? Non abbiamo sfornato campioni olimpici e mondiali? Certo, certo che lo abbiamo fatto. Ma appena c'è una sconfitta nel calcio siamo pronti a criticare e non sappiamo proprio appassionarci ad altri sport che sono tutti di nicchia. O non è così...
Guardando oggi il tifo alla partita di rugby non sembra più così. Uomini così massicci che danno un esempio di civiltà, che i nostri privilegiati calciatori in rare occasioni hanno saputo regalare. Ma lo sport è questo, è gioia è divertimento. Spesso, troppo spesso lo abbiamo dimenticato. Inutili striscioni ricordano morti ultras. Sono tragedie che hanno delle colpe ma non sono lontane da coloro che si definiscono...così sportivi. Lo sport è altro, il tifo è amicizia e condivisione, non lotta. La lotta si gioca sul campo e da fuori si purificano le ansie e lo stress. Non si dovrebbe accumularlo. Noi siamo fedeli al calcio, ma siamo sicuri che il calcio sia così fedele a noi? Riscopriamo tutto lo sport e cominciamo a valorizzare le nostre infinite potenziali risorse che in questo, come in altri ben più noti settori, al solito sono nascoste.

Piccolo suggerimento, andate a questo link per vedere come si ama uno sport...con gioia.
http://www.youtube.com/watch?v=hPN0Mn0lH90&feature=player_embedded

giovedì 15 gennaio 2009

i costi dello sport

Parto con alcune affermazioni che ho vissuto , sentito, raccolto: “morto mio padre, la squadra di calcio ha iniziato a retrocedere…era a un passo dalle serie B”. “Morto il padre del mio ragazzo, il club di sci nautico è decaduto fino a chiudere…morto il cane, morta la rabbia!”. “I figli seguono le passioni dei genitori, per loro lo sport è un gioco, lo sci nautico un gioco nell’acqua.”

Lo sport è passione, ma di chi? Dovrebbe esserlo per chi lo pratica e non per chi lo impone; non dovrebbe essere imposto. La passione nasce da dentro  e non puo’ essere un imperativo ipotetico (ossia fai sport, sennò non ti voglio bene o non sei mio figlio). Ero a un passo dalla squadra regionale di atletica e non ci son voluta entrare. Ho letto sul viso di mio padre una delusione tale che ancora oggi non riesco a dimenticare. Per questo quando mio figlio mi dice: “non mi piace lo sport”, lo capisco anche se un po’ di delusione c’è. Non si deve mostrare. Ognuno ha le sue passioni ed è giusto che le coltivi da sé.

Ma veniamo al titolo dell’articolo: la passione basta? Aiuta e aiuta molto; spesso la passione fa superare ostacoli che sembrano insormontabili. Ma lo sci nautico, come altri sport,  è  costoso per chi lo pratica e per chi lo propone. La struttura, la barca, l’istruttore, il meccanico, lo sci costano e i costi non sono definiti da chi pratica lo sport, sono a prescindere. Ci sono alcuni club che cercano di abbattere i costi  con molto sforzo e tanta volontà e alcune belle promozioni. Ma: perché essere soli? Lo stato? In Italia lo sport non si promuove ed è un vero peccato.

Tutto ciò che riguarda la formazione sembra essere dimenticato: dalla scuola allo sport. Una nazione non si forma privatamente, non sarebbe una Nazione. Siamo all’individualismo imperante. Ma esso è già morto…nel settecento!