L’atleta e la sua grupie
Nello sport troviamo un modello del passato che si rinnova
Ho già parlato altrove del tifo. Come al solito mi concentro sul rapporto che sussiste fra atleta e il suo mondo e sulla relazione che si crea fra l’atleta e chi dialoga e interagisce con lui. Ho notato che soprattutto nel mondo del calcio e in maniera meno evidente in altri sport come il ciclismo, l’automobilismo e il motociclismo l’atleta è seguito da un tifo particolare, quello della grupie.
Rubo il termine alla musica per definire una fan che entra nella vita privata del suo eroe e stabilisce con lui un dialogo intimo che va al di là della sua presenza sul campo di gara e del suo ruolo di incitatrice. Parlo prevalentemente al femminile perché è un fenomeno, quello della grupie sportiva, che secondo me si manifesta solo in presenza di atleti maschi. La grupie è una donna ed assume alcuni stereotipi femminili duri a morire: è il bell’oggetto accanto all’idolo. Non me ne vogliano le tifose che leggeranno perché non mi riferisco a tutte le donne ma solo ad una tipologia e perché se osserveranno il mondo che frequenta, si renderanno conto che questo che descrivo è un fenomeno in evoluzione e presente nei luoghi sportivi. In evoluzione perché la grupie è spesso ora come allora una testa pensante, non solo un oggetto e usa sé come oggetto piuttosto perciò la grupie non solo si organizza ma segue e programma la propria attività di fan divenendo essa stessa fenomeno di moda accanto a chi è oggetto di comunicazione: l’atleta. In evoluzione perché la grupie da spettatrice passiva assume spesso il ruolo di consulente e compagna dell’atleta a lei vicino.
Perché si verifica il fenomeno grupie-atleta? Quali connotati evidenzia tale relazione? Proviamo a rifletterci. Innanzi tutto la grupie e non le grupie: una sola persona segue accanitamente il suo eroe e spesso condivide con lui vita pubblica e privata. Può essere una fan che poi approfondisce la relazione al di là del campo di gara o una persona conosciuta privatamente che diviene la prima fan dell’atleta, colei che ne condivide gioie e dolori in campo e fuori. Poterebbe essere semplicemente la sua compagna di vita e spesso ciò accade. Ma la grupie nasce con altre esigenze che accompagnano sia lei che colui che gode delle sue attenzioni. La grupie vede nell’atleta l’oggetto del desiderio; l’eroe che vince in battaglia e la fa sognare. La componente erotica di questo rapporto è molto forte e sicuramente molto piacevole per entrambi: lei si identifica nell’eroe vincente, lui ha il suo trofeo da esibire. La grupie diviene essa stessa oggetto del desiderio dell’atleta che con lei stabilisce un dialogo prevalentemente corporeo; esso si basa sugli sguardi e le intese sul campo di gara e sul contatto fisico fuori dal campo. Ciò non esclude una relazione più stabile e meno carnale ma il tutto parte dal corpo. Il senso del possesso prevalentemente maschile viene sfogato dall’atleta grazie al possesso della grupie, essa incarna nello stesso tempo la donna oggetto, ideale maschile, la donna trofeo. D’altra parte la grupie sportiva ama il suo eroe, lo apprezza proprio perché modello vincente, anch’esso, se vogliamo, da esibire come trofeo e il gioco delle parti si inverte: tu sei il mio oggetto e io sono fiera e godo delle tue prestazioni che io non riesco a raggiungere non voglio raggiungere, le vivo attraverso il tuo gesto atletico che diviene eroico e quindi da mitizzare e esaltare. Tu godi della mi bella presenza e te ne vanti quasi io fossi una continuazione della vittoria che dal capo si porta fuori campo. Se la relazione fra i due si stabilizza e il dialogo si approfondisce il ruolo di grupie è terminato e lei diventa la donna del campione.